by Federica Granata
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"Who is Larmandino", la prima delle tre tappe che andranno e definire il progetto di Elena Bosciano. La creazione è stata esposta per la prima volta in Alpha District, durante il Fuorisalone 2021, e le successive fasi sono confermate sempre negli stessi spazi per il 2022 e il 2023.
Senza troppi misteri né remore, possiamo tutti affermare con certezza che il 2021 è stato un anno estremamente particolare.
La costrizione in casa ha portato alcuni a scoprirsi molto più iperattivi di quanto pensassero, altri a realizzare che la vita da pantofolai vestiva molto meglio di quella da pendolari. Alcuni hanno messo su peso, altri lo hanno perso spinti da un improvviso amore per lo sport; alcuni si sono lasciati con il fidanzato, altri hanno trovato l'amore della vita. Alcune persone hanno lavorato 36 ore di fila, altre avrebbero voluto poterne lavorare anche solo due.
Insomma, la pandemia ha travolto tutti quanti – nessuno escluso – più di un uragano impazzito.
A casa Bosciano, il caos generale del momento ha paradossalmente portato l'architetto Elena a reinventarsi e a puntare ancora più in alto: si è riscoperta designer con la realizzazione di un progetto che si lascia letteralmente desiderare.
Larmandino – questo il nome della creazione – è stato presentato al Fuorisalone 2021.
Il tema riguarda gli ambiti più disparati della quotidianità, sui quali Elena Bosciano ha riflettuto tra le mura di casa durante i mesi di lockdown: dai comportamenti alimentari, ai luoghi di vita e lavoro, dalle abitudini alla sostenibilità, ai bisogni quotidiani.
Il progetto si disvela tramite un'escalation in più fasi, una per ogni anno: oggi la fase embrionale (Who is Larmandino?) pone le basi per il suo sviluppo del 2022; durante la terza tappa Larmandino sarà finalmente completo.
Lo scopo? Generare curiosità e stimolare una riflessione su quelle che sono le nostre abitudini alimentari, sulla loro relazione con gli stili di vita e sull'impatto che tutto ciò ha sull'ambiente che ci circonda.
La prima fase: Who is Larmandino?
Lo spazio si presenta come una stanza asettica, protetta da teli di cellophane, bianca, pulita e ordinata. Al centro, tre tavoli espositivi, ognuno caratterizzato da un racconto differente, da una specificità legata al cibo e alle abitudini più comuni.
Il primo tavolo con il quale si viene a contatto è una condanna alle cattive abitudini alimentari adottate – specialmente a pranzo e in particolare sul luogo di lavoro. La prima conseguenza della routine alimentare è il grasso, richiamato qui dallo stesso junk food esposto all'interno di teche trasparenti. Molto spesso veniamo attratti dalla presentazione estetica del cibo (ecco perché la presenza dell'occhio) e chi ne risente maggiormente sono i nostri organi: il fegato e il pancreas.
Le statistiche che accompagnano la prima porzione di esposizione riguardano i dati sull'inquinamento e la percentuale di persone che quotidianamente consumano cibo spazzatura.
Il secondo tavolo pone l'attenzione sul corpo umano e su quali siano le migliori sostanze che deve assumere per essere un corpo sano. Vengono così esposti i sette gruppi alimentari e i macro/micronutrienti, raccolti in provette, necessari al suo corretto funzionamento; questi sono accostati a una lingua che rimanda, invece, al primo senso con cui entriamo in contatto quando mangiamo: il gusto.
Il terzo e ultimo banco, raccoglie la sintesi del laboratorio: due microscopi, la rappresentazione di un cervello e di un cuore, gli organi che maggiormente giovano di una corretta alimentazione (per la resa mentale e fisica). A conclusione di quest'ultima esposizione, Larmandino che, racchiuso in una gabbia, rimanda a una cavia da laboratorio, ma che offre una libera interpretazione della sua essenza.
Il tutto è accompagnato da una proiezione di immagini sul tema dell'alimentazione e sull'impatto che questa ha sull'ambiente, sullo sfruttamento di agricoltori e di rider che anticipa la consumazione di junk food.
Davanti al proiettore, un mezzo busto a ricordare al visitatore quali i rischi a cui lo stesso corpo – noi stessi – va incontro ogni giorno.
L'incontro con Larmandino, negli spazi di Deposito MEle - all'interno di Alpha District – è stato inizialmente straniante e ha portato i visitatori a farsi tante domande, offrendo però poche risposte. Il laboratorio ha accolto espressioni dubbiose e scettiche dei clienti.
La natura di Larmandino è tutta da scoprire: non esiste un percorso preciso e prestabilito e i fruitori saranno liberi di interpretare le sue caratteristiche spontaneamente.
Una cosa è certa: nessuno è uscito dalla mostra risolvendo la domanda “Who is Larmandino?”. Che si possa scoprire di più di questo mistero con la seconda tappa del percorso, ad aprile 2022?
Ph credits: immagini di "Who is Larmandino" di FORO Studio.
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