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Redazione

IL FUORISALONE DEL CMF.

Aggiornamento: 20 mag

By Alessandro Pennesi

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Anche quest’anno il Fuorisalone si è concluso dopo centinaia di eventi, allestimenti e installazioni che hanno reso Milano ancora una volta la capitale indiscussa del design. 


Finalmente sono riuscito a resistere alla FOMO imperante e mi sono goduto una selezionatissima lista di appuntamenti. Tra questi, voglio soffermarmi su quelli che mi hanno sorpreso per via della loro volontà di insistere su degli aspetti molto appassionanti ma difficili per il pubblico profano: quelli legati al CMF.


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courtesy Marco Castro


Il CMF, abbreviazione di Color, Material, and Finish, è una metodologia utilizzata nella progettazione di prodotti per definire e coordinare gli aspetti relativi al colore, ai materiali e alle finiture di un progetto. In breve, questa metodologia si approccia alla progettazione di spazi e prodotti considerando attentamente l'interazione tra le cosiddette qualità soft per creare esperienze utente coinvolgenti, coerenti con il concept e funzionalmente efficaci.


Proprio perché il CMF fa parte di quegli aspetti del design perlopiù inerenti ai soli addetti ai lavori - legati al dietro le quinte - due dei progetti che ho visitato durante la MDW 24 mi hanno colpito per il loro modo di “arrivare” al grande pubblico del Fuorisalone: Material Home di Elle Decor e Making Sense of Color di Google. 


Material Home e Making Sense of Color hanno offerto un'esplorazione avvincente del CMF, evidenziando l'importanza del rapporto tra materiali e esperienza sensoriale; la prima attraverso una sinfonia di creatività e ingegno che ha trasformato le stanze di Palazzo Bovara in un laboratorio di idee palpabili; la seconda tramite la trasformazione del colore da elemento visivo a esperienza tangibile.


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courtesy Pirate Penguins – Margherita Bonetti


L'incarnazione tangibile dell'estetica domestica 

La mostra-installazione Material Home ha sollevato il velo sul mondo infinito dei materiali nell'ambito degli spazi abitativi, incantando e ispirando gli spettatori con la sua commistione di estetica e tecnica.


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courtesy Pirate Penguins – Margherita Bonetti


Guidati dal talento creativo di Elisa Ossino Studio per il design degli interni, Rossi Bianchi Lighting Design per l'illuminazione e Studio Antonio Perazzi per il design del paesaggio, gli spazi espositivi sono diventati autentiche oasi di ricerca e perfezione compositiva. Sette ambienti distinti - ciascuno un'ode ad un materiale specifico - hanno catturato l'attenzione e stimolato la curiosità dei visitatori.


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courtesy Pirate Penguins – Margherita Bonetti


Il fulcro della mostra, l'ambiente denominato alchimia, è stato il luogo principe dell'interazione tra il pubblico e la vasta gamma di materiali selezionati ed esposti in una vera e propria materioteca, la quale ha invitato i visitatori all'esplorazione aprendo le porte a un mondo di possibilità creative. L'armonioso gioco di luce e colore ha aggiunto una dimensione extra, trasformando gli spazi espositivi in scenari vivi e coinvolgenti, intrisi di fascino estetico e sensoriale.


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courtesy Pirate Penguins – Margherita Bonetti


Intrinsecamente connessa alla visione dell'installazione, la capacità di Material Home di trasformare i materiali in racconti, di dare vita agli elementi inanimati, ha reso l'esperienza particolarmente coinvolgente. Oltre ad essere un'esposizione, è stata una celebrazione della progettualità, un'immersione nel mondo delle possibilità infinite offerte dai materiali e dal design contemporaneo.


Material Home ha offerto un viaggio emozionale e intellettuale unendo estetica, sensibilità e ricerca, alimentando il desiderio di esplorare sempre più a fondo le potenzialità del mondo materiale che ci circonda.


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courtesy Pirate Penguins – Margherita Bonetti


Elevando il colore: un viaggio nella sinestesia

Al Garage 21, Making Sense of Color ha rivoluzionato il concetto stesso di colore, trasformandolo in un'esperienza multisensoriale. Frutto della collaborazione tra Ivy Ross di Google e Chromasonic, questa installazione ha abbracciato l'innovazione con una fusione coinvolgente tra percezione, materiali e tecnologia.


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courtesy Edoardo Delille & Giulia Piermartiri


Making Sense of Color ha sapientemente integrato il concetto di CMF nell'esplorazione delle sfumature più sottili e delle qualità sensoriali del colore. Ogni spazio è stato appositamente progettato per condurre i visitatori in un viaggio dove il colore è stato esperibile su diversi piani di lettura. Un'opportunità per esplorare il concetto di sinestesia, dove i confini tra i sensi si sono fusi in un ensamble multisensoriale. 


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courtesy Edoardo Delille & Giulia Piermartiri


L'ambizione di Making Sense of Color è andata oltre la mera esposizione del colore; si è proposto di farlo vivere in maniera totale, coinvolgendo i visitatori in un dialogo sensoriale completo, a stimolare non solo la vista e l'udito, ma anche il gusto, l'olfatto e il tatto. Questa esposizione ha invitato i partecipanti a interrogarsi su quale sia la sensazione del colore, come appaia, di cosa odori e persino di cosa sappia, stimolando una riflessione profonda sulla percezione e l'interazione con il mondo circostante.


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courtesy Edoardo Delille & Giulia Piermartiri


Con questa curatissima esposizione, Google e Chromasonic hanno invitato i visitatori del Fuorisalone a riflettere sul potenziale del design e dei colori nel migliorare la nostra percezione quotidiana e nell'arricchire l'esperienza umana in modi che vanno oltre il visibile, abbracciando il tessuto profondo della nostra esistenza quotidiana.


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courtesy Edoardo Delille & Giulia Piermartiri


Un pensiero profondo di due visioni parallele

Material Home e Making Sense of Color hanno incarnato due approcci distinti ma altrettanto validi all'esplorazione del CMF. Mentre Material Home ha celebrato i materiali attraverso la creazione di spazi fisici, Making Sense of Color ha elevato il colore a una nuova dimensione, trasformandolo in un'esperienza avvincente.

In entrambi i casi, l'ammirevole obiettivo è stato quello di trasformare la percezione del visitatore, dimostrando che il design può essere tanto emotivo quanto funzionale.





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